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RAFFAELLO: IL PERIODO ROMANO TRA PITTURA E ARCHITETTURA

Durante il periodo romano Raffello dipinse per varie committenze una quarantina di opere che oggi si trovano nei principali musei di mezzo mondo.

Tra queste memorabile è il ritratto di Baldassarre Castiglione, che si portò il ritratto a Mantova, dove restò sino al 1609, poi cominciò a deambulare per finire al Louvre dove è oggi esposto. Raffaello aveva già ritratto Baldassarre Castiglione nella Scuola d’Atene nelle sembianze di Zoroastro.

Un altro celebre ritratto è quello del cardinale Tommaso Inghirami, anche lui presente nella Scuola d’Atene come Epicuro, del dipinto esistono due versioni una esposta a Firenze nella Galleria Palatina, l’altra a Boston.

Uno dei personaggi ritratti nelle Stanze fu il Cardinal Bibbiena, personaggio multiforme, grande diplomatico ma anche drammaturgo. La tela del 1516 si trova oggi  a Firenze nella Galleria Palatina.


Sul tema delle pale d’altare, per il vigore innovativo e la straordinaria bellezza, si deve citare la  Madonna Sistina, esposta nella Gemaldegalerie di Dresda nella quale il volto della Madonna è quello della Fornarina e il Papa è Giulio II.

Infine il tema della Madonna col Bambino trova nella Madonna della Seggiola, oggi nella Galleria Palatina di Firenze, la sua massima espressione.

L’attività di Raffaello quale architetto non è molto nota, eppure nel 1514, alla morte di Bramante, Leone X, con grande scorno di Michelangelo, gli affidò la progettazione della nuova Basilica di San Pietro.

Raffello si impegnò a fondo, ma come sappiamo la morte sopravvenuta nel 1520 gli impedì di vedere il compimento dei suoi sforzi.

Occorre ricordare inoltre che il Sacco di Roma del 1527 fermò i lavori per lungo tempo, ripresi da Antonio da Sangallo il giovane, alla sua morte furono continuati da Michelangelo nel 1546 ed infine da Carlo Maderno nel 1602.

È interessante osservare i diversi progetti, come risultano dalla pianta della chiesa

del Bramante a croce greca

di Raffaello a croce latina,

di Michelangelo a croce
greca

e quello conclusivo del Maderno che torna alla croce latina

Come si vede alla fine Carlo Maderno sposò la soluzione a croce latina di Raffaello.

Per un sintetico approfondimento cliccate qui.

Prima ancora di essere nominato soprintendente della Fabbrica di San Pietro, Raffaello nel 1509 aveva progettato la chiesa di sant’Eligio degli Orefici.

Memorabile è l’armonia della cupola, ma la maledizione del Tevere ha colpito ancora, infatti a causa della sopraelevazione degli argini, per evitare le piene, la chiesa oggi si trova infossata ad un livello di circa 4 metri inferiore al lungotevere, come se non bastasse minacciosa incombe su di essa la massa dell’edificio del liceo Virgilio

Nel 1513 la Cappella Chigi a Santa Maria del Popolo.

Ancora come architetto Raffaello ha progettato Palazzo Jacopo da Brescia, iniziato nel 1515 e terminato nel 1519.

Il Palazzo nel 1936 fu demolito per costruire via della Conciliazione e ricostruito alla buona nelle vicinanze, restano delle foto d’epoca.

E sempre dal 1515 al 1519 Palazzo Alberini, in via di Santo Spirito

Nel suo ultimo anno di vita progettò Palazzo Branconio dell’Aquila, caratterizzato da una facciata assolutamente innovativa, che avrebbe influenzato la successiva architettura romana.

Il palazzo fu demolito nel 1660, per dar luogo alla piazza Rusticucci, oggi piazza Pio XII (in prossimità del colonnato di
San Pietro).
Ciò che resta del Palazzo sono delle stampe d’epoca e i disegni di Raffaello, con i festoni di Giovanni da Udine.

La sua opera architettonica di maggior impegno doveva essere Villa Madama che progettò, a partire dal 1518, su incarico di Leone X e di Giulio de’ Medici, il futuro Papa Clemente VII.

Nei lavori Raffaello coinvolse Antonio da Sangallo il Giovane, che già lavorava con Raffaello in San Pietro, Baldassarre Peruzzi e Baccio Bandinelli, la Bottega guidata da Giulio Romano, con Giovanni Francesco Penni, Giovanni da Udine si dedicò alle decorazioni pittoriche e agli stucchi.

Il progetto restò incompiuto non solo per la morte di Raffaello, che comunque aveva lasciato i disegni della Villa, ma soprattutto a causa del sacco di Roma del 1527, quando la Villa stessa fu saccheggiata e data alle fiamme. In seguito Clemente VII ridimensionò il progetto di Raffaello, che prevedeva una serie di terrazze digradanti fino al Tevere.

Raffaello aveva particolarmente curato l’inserimento della Villa nell’ambiente circostante, ispirandosi alle antiche Domus romane.

 

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