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ARCHITETTURA BAROCCA

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Con le sue 100 cupole Roma è la città nella quale il Barocco è nato e si è sviluppato secondo canoni unici e irripetibili.
Irripetibili perché il barocco romano trae ispirazione dalle architetture della Roma Imperiale, dove su un trionfo di marmi e di colori si ergevano dominanti le grandiose cupole del Pantheon, dei Fori Imperiali e delle tante Terme.
Ma se questo è l’aspetto più immediato che accomuna le due età, più profonde sono le ragioni che le distinguono.

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Per la sua grandiosità, per la profusione di marmi, per la ricchezza di colori, la più “barocca” delle opere romane è il Foro di Traiano, la cui concezione traduce plasticamente l’orizzonte che ispirava il mondo romano: Roma Caput Mundi.

Perciò il Foro di Traiano fu, né poteva essere altrimenti, romanocentrico: difatti l’intero complesso si sviluppa attorno alla gigantesca statua di Traiano, simbolo dell’Impero Romano, che campeggia nella piazza del Foro e gli occhi dei 200 prigionieri daci, dall’alto della basilica Ulpia e dei portici sono rivolti verso l’imperatore, riconoscendone il potere e la maestà.

Questo è il mondo, null’altro esiste. 
Nessuna trascendenza.
“Hic et Nunc”, avrebbero detto i romani.

Un percorso iniziato già con la prima repubblica e che avrebbe condotto ad una concezione della vita totalmente laica.

Il mondo che genera il Barocco è quanto di più lontano si possa immaginare da quello romano-imperiale. L’ispirazione che genera il Barocco è la Riforma Cattolica, quella che gli anti cattolici chiamano Controriforma. Questa Riforma matura dopo tremendi avvenimenti che avevano scosso il cattolicesimo dalle fondamenta, a partire dallo scisma luterano, seguito dal sacco di Roma sotto Papa Clemente VII assediato a Castel Sant’Angelo, poi lo scisma della chiesa anglicana voluto da Enrico VIII e, ancora, l’espansione islamica, mentre si inasprivano i conflitti tra papi e re cattolici.

Questa tendenza centrifuga si interruppe nel 1571 con la battaglia di Lepanto e la vittoria della lega cattolica sulla flotta musulmana dell’Impero Ottomano, a seguito della quale si riavviò l’unità del mondo cattolico attorno alla figura del Papa romano.
In questo stesso tempo si affermò una singolare figura, il Cardinale Felice Peretti, che a differenza di altri prelati veniva da un’umile famiglia marchigiana. Felice Peretti, nel 1585, divenne Papa con il nome di Sisto V, lasciando una traccia indelebile nella storia di Roma.

Di lui disse il nostro Gioacchino Belli:

Fra tutti quelli c’hanno avuto er posto
de vicarj de Dio, nun z’è mai visto
un papa rugantino, un papa tosto,
un papa matto, uguale a Papa Sisto.

Papa Sisto regnò solo 5 anni dal 1585 al 1590, e se già da cardinale aveva esercitato un grande potere, durante il papato, con il famoso piano sistino rivoluzionò l’urbanistica di Roma, tanto che le direttrici del centro storico, fatti salvi gli obbrobri post unitari, sono tuttora quelle sistine.
Papa Sisto voleva che Roma, quale centro del mondo cattolico, tornasse ad essere la più splendida delle città, ponendo così le fondamenta sulle quali si sviluppò il Barocco.

Intanto nel 1534 era nata la Compagnia di Gesù, che con i suoi missionari portò la parola di Gesù in tutti i continenti, entrando talora in conflitto con le chiese locali.

Riflettendo sulla natura religiosa che originò il Barocco emerge dunque la difficile convivenza tra la chiesa trionfante e la chiesa missionaria, la necessità di superare tale contrapposizione portò il Barocco a sviluppare il concetto di trascendenza che trova applicazione nella creazione di forme che si muovono nello spazio nella esasperata ricerca del mistero divino.

Il massimo esponente di questa concezione barocca dell’arte è stato Borromini, che rifiuta la grandiosità, anzi contrae le masse, mentre esalta la continuità del movimento di forme alternate in tormentata opposizione, dove intense simbologie invocano il conforto divino.

La cupola di Sant’Ivo alla Sapienza vale più di mille parole.

Sul versante opposto si mosse Bernini, il massimo esponente della chiesa trionfante, esaltata dal colonnato della piazza di San Pietro che accoglie e abbraccia i fedeli.

Borromini - clicca per ingrandire Bernini - clicca per ingrandire Baciccia - clicca per ingrandire

Infine il concetto dell’unitarietà del creato, e quindi dell’arte, trovò un sublime interprete nel Baciccia, che nella volta della chiesa del Gesù (torniamo ai gesuiti) realizzò una inarrivata sintesi tra architettura, scultura e pittura.

 

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