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ARCO DI SETTIMIO SEVERO

Arco di Settimio Severo
Arco di Settimio Severo - clicca per ingrandire

L’Arco di Settimio Severo fu costruito intorno al 202 – 203 d. C. per celebrare la vittoria dell’imperatore sui parti, gli antichi nemici dei romani, stanziati nella Persia.

I gradini sotto tutti e tre i fornici impedivano il passaggio dei carri. L’arco è alto 23 metri e largo 25.
Sopra l'attico, come raffigurato nelle monete, si trovava la quadriga imperiale in bronzo e gruppi di statue.

La guerra partica è narrata nei quattro grandi pannelli (3,92 metri per 4,72) che si trovano sopra i fornici minori da entrambi i lati dell’arco e secondo la norma vanno letti dal basso verso l’alto, seguendo il ciclo narrativo ordinato per fasce orizzontali.

Arco di Settimio Severo - i pannelli Arco di Settimio Severo - i pannelli
Arco di Settimio Severo, i pannelli - clicca per ingrandire

Sopra il fornice maggiore vediamo Vittorie Alate e divinità fluviali sui fornici minori.

Scolpiti sugli alti plinti che sostengono le colonne, potete apprezzare i rilevi che rappresentano i legionari romani con i prigionieri parti.

Raffinatissima è la decorazione delle volte.

Arco di Settimio Severo - i rilievi Arco di Settimio Severo - i rilievi Arco di Settimio Severo - i rilievi
Arco di Settimio Severo, i rilievi - clicca per ingrandire

Lucio Settimio Severo (146 - 211) nacque a Leptis Magna (Libia) da padre berbero e madre romana; costei apparteneva alla famosa gens Fulvia, che già nel III secolo a. C. conseguì il consolato. L’ascesa di Settimio Severo si svolse sotto gli auspici di Marco Aurelio prima e del figlio Commodo poi, che nel 191 lo nominò governatore della Pannonia Superiore, il cui territorio occupava parte dell’Austria, della Slovacchia, della Serbia, dell’Ungheria e della Romania.

Quando nel 192 Commodo fu assassinato, nell’impero romano si scatenò la guerra per la successione, che vide contrapposti i comandanti di diverse legioni. La guerra civile terminò nel 197 quando Settimio sconfisse l’ultimo dei suoi avversari. I mandanti dell’assassinio di Commodo furono in tal modo beffati dalla storia, visti gli stretti legami tra Settimio e Commodo stesso, del quale il Senato romano aveva decretato la Damnatio Memoriae, cioè la cancellazione della memoria.

Divenuto imperatore, Settimio non solo abrogò il decreto, ma per di più divinizzò Commodo e già che si trovava mise a morte una trentina di senatori, accusati di corruzione e cospirazione.
Settimio fu accusato di aver perseguitato i cristiani, ma il cristiano Tertulliano, contemporaneo di Settimio, scrisse che sotto di lui i cristiani ebbero “bonam ac largam pacem”.

Possiamo congetturare che l’atteggiamento dell’imperatore verso i cristiani fosse dovuto, almeno in parte, alla moglie la nobile siriana Giulia Domna, visto che il cristianesimo all’inizio si era diffuso soprattutto in Siria, senza costituire un pericolo per l’impero.

Nel 197 Settimio Severo, sanguinosamente sconfitti tutti i pretendenti, partì con l’esercito contro i Parti che per secoli avevano costituito una costante minaccia per Roma.
Settimio si mosse con incredibile rapidità e con una guerra lampo distrusse l’esercito dei Parti, prese e saccheggiò la loro capitale Ctesifonte e ridusse a provincia romana metà della Mesopotamia (approssimativamente la metà settentrionale dell’odierno Iraq).  

 

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