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SANTA MARIA IN MONTESANTO

Santa Maria in Montesanto a Roma è conosciuta come la Chiesa degli Artisti, dunque sembrerebbe essere la metafora vivente di quella “porta verso l’infinito” profetizzata dal nostro Papa Benedetto, e sarebbe il luogo adatto per cominciare la visita di Roma.

Filippo Coarelli

Ma facciamo un passo indietro, torniamo al tempo di Augusto e sentiamo cosa dice il grande archeologo Filippo Coarelli, nella sua preziosa Guida archeologica di Roma:
“Nella zona di Piazza del Popolo erano alcune tombe di grande interesse: al di sotto delle due chiese gemelle di Santa Maria dei Miracoli e Santa Maria in Monte Santo sono stati visti recentemente (nel corso di un restauro intorno al 1970), resti di due monumenti funerari a piramide, simili, per forma e dimensioni alla tomba di Caio Cestio e alla piramide, ora distrutta, del Vaticano. Come quelle, le tombe in questione debbono appartenere al periodo augusteo. Esse dovevano assumere anche una funzione monumentale, quasi di ingresso al Campo Marzio, simile a quella ora assolta dalle due chiese.”

Chissà se il ricordo di quelle piramidi ha ispirato Bernini, quando nella cappella Chigi, della prospicente Santa Maria del Popolo, ha disegnato i monumenti funebri di Agostino e Sigismondo Chigi, secondo una inusitata forma a piramide.
Ma prima che Bernini si dedicasse alla cappella Chigi e prima ancora che la Basilica di Santa Maria in Montesanto assumesse la forma attuale, Papa Sisto V, il grande Papa, che per i romani è per antonomasia Papa Sisto, incaricò il suo architetto di fiducia Domenico Fontana per così dire di ridisegnare Roma, ciò che fu fatto in tempi miracolosamente brevi.

Papa Sisto V

Domenico Fontana

La urbanizzazione di Sisto V, il “piano sistino”, è quella che tuttora costituisce il cardine del centro storico di Roma.
Questo piano sistino ha quali riferimenti l’obelisco di Ramsete II, che Domenico Fontana eresse nel 1589 di fronte a Santa Maria in Montesanto e gli obelischi eretti a Santa Maria Maggiore, a San Giovanni in Laterano e nella piazza di San Pietro. Questi obelischi assieme alle colonne di Traiano e di Marco Aurelio, preservate ponendo sul culmine della prima una statua di San Pietro e della seconda di San Paolo, come detto rappresentano i punti cardinali della viaria della nuova urbanizzazione.  
Secondo il “piano sistino” il Tridente, costituito dalle attuali via Ripetta, via del Corso e via del Babuino, veniva ad assumere uno straordinario rilievo anche simbolico, visto che i pellegrini che venivano a Roma dal nord entrati in città dalla porta del Popolo si trovavano di fronte proprio il Tridente.

Papa Alessandro VII Chigi

Per tale ragione Papa Alessandro VII Chigi ( 1599 – 16667) incaricò il suo architetto Carlo Rainaldi (1611 – 1691), di progettare un ingresso monumentale al Tridente.
Rainaldi presentò un primo progetto nel 1661, secondo il quale sarebbero sorte due chiese: Santa Maria in Montesanto tra via del Corso e via del Babuino e Santa Maria dei Miracoli tra via del Corso e via Ripetta.
Un breve inciso, via del Corso è l’antica via Lata, il tratto urbano della via Flaminia, ed ha assunto il nome  conosciuto dai romani perché durante il carnevale, fino al 1883, vi si svolgevano le corse dei cavalli barberi.
In realtà il nome attuale della via è corso Umberto I, ma per i romani resta il Corso.

Torniamo alle chiese gemelle, che come vedremo proprio gemelle non sono, approvato il progetto del Rainaldi, iniziò la costruzione di Santa Maria in Montesanto, la prima pietra fu posta nel 1662, ma nel 1667, venuto a morte Papa Alessandro VII, i lavori si fermarono per almeno quattro anni e ripresero in vista del giubileo del 1675, diretti da Carlo Fontana (1638 – 1714), grazie al mecenatismo del Cardinale Gerolamo Gastaldi.

 

Gian Lorenzo Bernini

 

Nel 1674 subentrò Bernini (1598 – 1680), coadiuvato da Mattia De Rossi (1637 – 1695), considerati gli stretti rapporti tra Bernini e Fontana è lecito supporre che l’intervento di Bernini sia stato concordato.

In conclusione oggi è arduo distinguere il contributo di Rainaldi da quello di Fontana, e da quello di Bernini e di De Rossi.
Certo è che fu l’ultima fatica di Gian Lorenzo Bernini. 

Come abbiamo detto le due chiese gemelle proprio gemelle non sono, per la buona ragione che le due aree trapezoidali su cui sorgono hanno una diversa dimensione.

Per ovviare a questo inconveniente e mantenere l’illusione della simmetria, Santa Maria in Montesanto che insiste sull’area maggiore ha pianta ellittica, mentre la “gemella” ha pianta circolare.
Santa Maria in Montesanto fu inaugurata per l’anno santo del 1675, ma fu aperta ai fedeli nel 1679.

 

Il pronao

 

La facciata della basilica è scandita dal pronao costituito da quattro imponenti colonne. La storia di queste colonne è legata a una disavventura nella quale incappò Bernini, infatti erano destinate ai campanili di San Pietro, che avrebbero dovuto fare da cornice alla cupola progettata da Michelangelo e costruita con qualche modifica da Giacomo Della Porta, ma per problemi statici il primo campanile ad essere costruito crollò, il progetto Berniniano fu abbandonato e le colonne trovarono così impiego nel pronao delle “gemelle”.

Sul frontone leggiamo “HIER S.E.R.PR. CARD. GASTALDUS”, a ricordare che la costruzione si deve alla munificenza del Cardinale Gerolamo Gastaldi.

L’attico della chiesa è coronato dalle statue di otto sante carmelitane, scolpite da aiuti del Bernini, tra i quali nel 1763 Filippo Titi cita: Lazzaro Morelli, Francesco Rondone, Sillano Sillani e Antonio Fontana.
La cupola si erge su un tamburo dodecagono nel quale si aprono dodici finestre. Gli spigoli della cupola sono messi in risalto da costoloni.

Il lanternino

Per le ricordate ragioni di simmetria il lato del tamburo che prospetta sulla piazza ha le stesse dimensioni di quello della “gemella”.

Nel 1825 la cupola (e quella della gemella), fu ricoperta di squame di lavagna che danno quel caratteristico color grigio così raro a Roma.

Il lanternino che si alza sulla cupola ha pianta ellittica.
Il campanile sta sulla destra della chiesa, quindi su via del Corso, come su via del Corso prospetta il campanile della gemella.

Per una accurata visita dell’interno vi suggeriamo di servirvi della mappa sensibile sotto riportata:

In apertura abbiamo citato l’inciso “una porta verso l’infinito”, tratto dal discorso di Papa Benedetto XVI, tenuto a Castel Gandolfo, in occasione della Udienza Generale di Mercoledì 31 Agosto 2011, e che potete leggere integralmente cliccando qui.

 

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