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PINACOTECA VATICANA

Nella Pinacoteca Vaticana sono esposte la pala degli Oddi del 1503, tre tavolette appartenenti alla predella della Pala Baglioni (la pala è nella Galleria Borghese), datate 1507; la Madonna di Foligno del 1511-12 e la sua ultima opera la Trasfigurazione 1518-20.

Le tavolette provenienti dalla Pala Baglioni rappresentano la Speranza, la Carità e la Fede, le tre virtù teologali; monocrome e di piccole dimensioni 16x44 cm, mostrano quell’attenzione verso l’iconografia classica, che con la venuta a Roma avrebbe caratterizzato lo stile del periodo romano.

La Speranza La Carità La Fede

La Madonna di Foligno  è una delle grandi prove di Raffaello, commissionata come ex voto da Sigismondo de’ Conti, segretario di Papa Giulio II, in origine si trovava a Santa Maria in Aracoeli dove era sepolto Sigismondo. Il dipinto segna un profondo rinnovamento della iconografia delle pale d’altare, rappresentato in particolare da San Giovanni Battista, che si rivolge direttamente verso il credente indicando la Madonna, a ciò si aggiunga l'effetto cromatico che lega la parte superiore della pala a quella inferiore.

L’immagine navigabile sotto riportata vi consente di apprezzare i dettagli dell’opera:

Il rinnovamento iconografico è ben visibile confrontando la Madonna di Foligno con la pala degli Oddi, che, influenzata dal Perugino, evidenzia la separazione tra le due parti della pala, quella superiore, la sfera celeste, dove è rappresentata l'incoronazione della Vergine e la parte inferiore, la sfera terrena.

Nella Madonna di Foligno è indimenticabile il ritratto di Sigismondo de' Conti, presentato alla Vergine da San Girolamo, qui non solo Raffaello mostra la sua inarrivabile capacità di penetrare nell’animo umano, ma ancora dal confronto con la pala degli Oddi,

Madonna di Foligno Pala degli Oddi

si evidenzia l'evoluzione artistica di Raffaello, che supera le canoniche raffigurazioni agiografiche per introdurre aspetti realistici, in questo caso rappresentati dal volto rugoso di Sigimondo de' Conti.

La Trasfigurazione, ultima opera di Raffaello, dimostra come sino all’ultimo il suo fervido genio cercasse sempre nuove strade espressive, che qui si manifestano nel contrasto tra la parte alta del dipinto, simmetrica, fedele alla citazione evangelica “il suo volto risplendette come il sole, le sue vesti divennero bianche come la luce", contrapposta alla asimmetrica e convulsa parte inferiore, dove a destra è raffigurato il fanciullo ossesso che sarà guarito dal ritorno di Gesù.

L’opera fu largamente imitata in tutto il ‘500 ed il ‘600, esemplare è il dipinto del Cavalier d’Arpino nel transetto di San Giovanni in Laterano, ma anche Caravaggio fu sedotto dal gioco delle luci e dalla plastica drammaticità della parte inferiore della composizione.

Come detto questa fu l’ultima opera di Raffaello e si è a lungo discusso se l’abbia lasciata finita o se sia stato Giulio Romano a completare la parte inferiore. Vasari scrisse che riuscì a portarla "ad ultima perfezione". Peraltro visto che un intervento di Giulio Romano sembra assodato (si veda la donna inginocchiata accanto all’ossesso), è plausibile che lo abbia fatto mentre Raffaello era ancora in vita.

La fotografia navigabile sotto riportata vi consente di esplorare i dettagli della Trasfigurazione:

 

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