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LA CAMPAGNA CONTRO I MARCOMANNI: INVERNO 95

I
I Marcomanni occupano un territorio nel quale si alternano foreste e praterie.

Come tutti gli Suebi sono poco dediti alle coltivazioni, i campi sono destinati a fornire biade per cavalli e armenti. Spesso si procurano le terre da pascolo incendiando le foreste.
A differenza dei Quadi essi combattono sia a cavallo che a piedi e sono abilissimi arcieri.
Nelle battaglie non vanno sconsideratamente all’attacco, ma usano attirare i loro nemici nelle foreste dove preparano ogni sorta di insidie.
Anch’essi come i Quadi non hanno città, nei loro villaggi le case non sono addossate, ma sono isolate le une dalle altre, esse sono di legna ricoperta di terra variamente colorata.
Quando iniziano una guerra mandano i vecchi e gli infanti nelle più remote foreste, mentre le donne seguono i guerrieri sui carri, nei quali ammassano vettovaglie e biade per i cavalli. In questo modo non sono in grado di sostenere un conflitto di lunga durata, poiché esaurite le scorte devono ritirarsi; per tale ragione, se non riescono a sopraffare il nemico al primo scontro, preferiscono attirarlo nelle foreste.

Come gli altri Germani non conoscono la scrittura, pertanto in tutte le loro questioni si affidano alla tradizione. Non avendo nè leggi, nè un territorio racchiuso entro confini certi, per essi come per gran parte dei Germani non si può parlare di stato, ma di un popolo suddiviso in tribù o distretti, nei quali comandano coloro che sono considerati più degni per valore o per saggezza.
Talora designano un re, come fu il caso di Maroboduo, al tempo dell’Imperatore Tiberio, ma non pagano tributi, semmai inviano al re dei doni frutto delle loro razzie. In ogni caso ogni distretto si ritiene libero da ogni obbligo verso qualunque autorità centrale.
Quando iniziano una guerra gli anziani designano un comandante in capo.
Si astengono dal vino a differenza dei Sarmati che bevono qualsiasi cosa e cadono ubriachi per giorni e giorni.
La loro bevanda è un liquido tratto dall’orzo o dal frumento fermentato che ha una lontana somiglianza con il vino.

Nel matrimonio la fedeltà è assoluta, l’infedeltà è punita severamente.
Per essere stati nostri alleati per lunghi anni conosciamo bene le loro abitudini, ma anch’essi conoscono le nostre.
Nondimeno il loro amore per la libertà li rende nemici della disciplina e non sopportano la fatica, ripongono nel valore ogni loro speranza.

Stimano più onorevole ottenere con il sangue ciò che potrebbe essere conseguito con il sudore.

 

II
L’obiettivo di questa nuova campagna non era quello di annientare i Marcomanni, ma quello di ricondurli allo stato di clienti del Popolo Romano.

Per tale ragione Traiano intendeva mostrare ai barbari quale fosse la potenza dell’impero e come fosse dissennato provocarne la reazione.
Marco Ulpio era quindi intenzionato a invadere il loro territorio con grandi forze, ma al tempo stesso non voleva sguarnire le fortezze lungo il Danubio.
Escogitò dunque un nuovo sistema di arruolamento che venne chiamato Numera. Esso consisteva nell’affiancare ai nostri legionari, che presidiavano le fortezze e i castelli lungo il limes Danubiano, piccole unità che a seconda dei casi andavano dai cento ai trecento uomini. Queste unità dette appunto Numera erano adibite a compiti di vigilanza e pattugliamento, pertanto il loro impiego non richiedeva un lungo addestramento.

I Numera dovevano essere costituiti da gente della stessa tribù e Traiano ne trasse da varie popolazioni della Germania Inferiore.
Per questa via liberò dai compiti difensivi molte vexillationes delle varie legioni che risultarono così disponibili per il nuovo conflitto.   
Nel frattempo negli accampamenti costruiti nelle terre dei Quadi ci si preparava per l’inverno costruendo baracche di legno e di pietra al posto delle tende.

Negli accampamenti dell’esercito Romano estate o inverno non si sta mai in ozio, si preparano nuove armi, nuove macchine da guerra, altri proiettili, si fanno manovre, si esercitano le reclute, si rinforzano le fortezze, si curano i rapporti con le popolazioni civili vicine, dalle quali sono particolarmente apprezzati i nostri medici che seguono le legioni su ogni fronte. 
Traiano come suo costume seguiva tutti i lavori e come aveva promesso si spostava continuamente da un campo all’altro per assicurarsi che ogni cosa procedesse nel modo migliore e che massima fosse la compattezza delle truppe.
Per questo fine contava soprattutto sull’aiuto dei centurioni, che riconoscendo in lui l’esperienza del soldato si vedevano rappresentati al più alto grado.

Nell’attesa della guerra trascorse così questo lungo inverno.

 

III
L’inverno era stato eccezionalmente mite e già a Marzo Traiano si preparava a dare inizio alla campagna contro i Marcomanni.

Le forze di cui disponeva erano costituite dalle legioni I Adiutrix, I Minervia,
II Adiutrix, IV Flavia Pia Fidelis, V Macedonica, VII Claudia, XIII Gemina, XIV Gemina Martia Victrix, XV Apollinaris, XXI Rapax. Alle legioni si aggiungevano le vexillationes che, come abbiamo detto, grazie ai Numera potevano essere impiegate sui campi di battaglia.
La cavalleria ausiliaria era formata dai Germani, soprattutto Batavi e Tencteri e dai Numidi.
Altri ausiliari erano impegnati nelle operazioni di trasporto delle armi e delle vettovaglie.
A queste forze si aggiungeva la flotta pannonica

Come sempre è fondamentale nelle lunghe guerre avere a disposizione, dove serve, sufficiente cibo per gli uomini e biade per gli animali, a ciò Traiano aveva provveduto in vario modo: grazie all’aiuto dei Cotini e alla flotta pannonica il frumento non mancava, inoltre come abbiamo detto Marco Ulpio aveva fatto seminare a grano i campi presi ai Quadi, quindi all’arrivo della buona stagione non sarebbe mancato né il frumento, né le biade. Inoltre nelle terre che si trovavano protette dalla linea romana e dal IV campo erano stati condotti un gran numero di cavalli e di armenti.

Nella campagna contro i Quadi tra le macchine da guerra si erano rivelate particolarmente efficaci le carrobaliste, che Traiano aveva fatto costruire in modo che fossero in grado di lanciare sia frecce che proiettili. Il grande vantaggio offerto dalle carrobaliste è dovuto alla facilità con la quale possono essere portate sul campo di battaglia e poiché l’abilità degli arcieri Suebi e Iazigi è ben nota, ad essi ci si doveva opporre con armamenti in grado di neutralizzarli.
I centurioni avevano calcolato che grazie ai loro archi i barbari erano in grado di ferire mortalmente i nostri, seppure protetti da corazze, lanciando le frecce da una distanza superiore o prossima ai 50 metri, ma le carrobaliste erano in grado di lanciare fino a 20 frecce per volta ed erano letali anche ad una distanza di 200 metri, certamente difettavano di precisione, ma se il nemico si muoveva compatto esse erano micidiali.   
Inoltre ogni arciere barbaro portava nella faretra 20 o 30 frecce e quando le aveva finite doveva andare a rifornirsi nuovamente, si calcolava che in una giornata non poteva scagliare più di 100 frecce, in ogni caso le scorte di frecce dei barbari erano pur sempre limitate, poiché non sono abituati a prepararne in numero tale da poter sostenere una lunga guerra.
Infine i loro archi sono migliori dei nostri, ma nelle giornate di pioggia, essi perdono gran parte della loro efficacia tanto da diventare inutili.
Anche in questo campo ben diversa è la nostra situazione: le carrobaliste non sono sensibili al maltempo, nei nostri accampamenti si preparano frecce e proiettili in grande quantità e la nostra organizzazione è tale che in ogni circostanza abbondanti scorte di frecce e proiettili sono a disposizione delle macchine da guerra.

Per le ragioni sopra addotte durante i mesi invernali Traiano aveva ordinato che, oltre alle usuali macchine da guerra, per ogni legione fossero predisposte circa 60 carrobaliste.
In vista dell’inizio della campagna contro i Marcomanni, agli inizi di Marzo le truppe Romane furono così dislocate: 2 legioni e due vexillationes a Vindobona al comando del legato Quinto Sosio Senecione, 3 legioni e 3 vexillationes a Carnuntum con il legato Tiberio Claudio Liviano, una vexillatio a Brigetio, una legione ad Aquincum al comando di Decimo Terenzio Scauriano.

I castelli e le postazioni minori erano presidiate da centurioni e veterani che guidavano i Numera, mentre la flotta pannonica pattugliava il Danubio.
Il fronte orientale che si opponeva agli Iazigi era difeso da Gaio Flacco Teboniano con una legione e la cavalleria Germanica.
Il primo campo, sul Danubio era tenuto da 2 vexillationes ed una ala quingenaria di cavalleria leggera, nel secondo e nel terzo campo si trovavano una vexillatio ciascuna ed un modesto numero di esploratori a cavallo.

Traiano con Lucio Licinio Sura si era recato nel V campo con la cavalleria Numidica comandata da Lusio Quieto, 3 legioni e 3 vexillationes.

 

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