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CONFLITTO TRA DOMIZIANO E GLI ARISTOCRATICI

La composizione del Senato a partire dal principato di Tiberio ed ancor più con Claudio e Nerone è profondamente cambiata, molti infatti sono oggi gli homines novi, che vengono dalle province e dall’esercito, la conseguenza è che gli aristocratici sono diventati minoranza e come tali sono per principio ostili all’Imperatore.

Fino a quando il Senato era dominato dagli aristocratici essi si dividevano le magistrature che non erano soltanto fonti di onori, ma soprattutto consentivano l’accumulo di grandi ricchezze.
Mutata la composizione del Senato il numero di senatori fedeli all’imperatore è andato sempre più aumentando.
Vespasiano e Tito hanno gestito i rapporti con il Senato dividendo le cariche tra gli aristocratici e gli homines novi e attraverso questo gioco di equilibri gli antichi rancori sono stati tenuti a freno, ma quando Tito è venuto improvvisamente a morte i vecchi aristocratici pensarono di volgere la situazione a proprio favore.  
Essi pensavano che Domiziano fosse uomo più interessato alle lettere che alla gestione dello stato, speranza vana, ben presto il nuovo Imperatore non solo dimostrò di aver cura dello stato, ma volle subito dimostrare quale fosse il proprio divisamento confermando il suo diritto di condannare alla pena capitale i senatori colpevoli di gravi reati contro lo stato.
Consapevole del fatto che il suo potere risiedeva nel favore dell’esercito e del popolo Domiziano apri le porte del Senato ai comandanti delle legioni, proconsoli, legati e pretori, che lui stesso nominava, mentre si ingraziò il Popolo Romano con le distribuzioni gratuite di grano e con frequenti donativi.  
 
Per l’amministrazione dello stato si avvalse quali consiglieri di uomini di larga esperienza come gli ex consoli Pegaso, Crispo, Arrecino Clemente, Valerio Festo.
Mentre per la gestione dello stato designò quali sui procuratori uomini di tutte le classi sociali, scelti per la loro eccellenza.
Le procure più importanti riguardavano la gestione delle finanze dell’Impero, la gestione dei rapporti con le principali cariche dell’Impero (governatori, proconsoli, legati, pretori, propretori), la gestione della giustizia, la gestione delle petizioni inviate all’Imperatore dalle popolazioni dell’impero e infine la gestione degli archivi dello stato.

Per contrastare la degenerazione dei costumi rimise in vigore la lex Julia contro l’adulterio e il concubinato, la lex Scantinia contro l’omosessualità, proibì alle prostitute il diritto all’eredità e proibì la castrazione degli schiavi.

Concesse ai contadini la proprietà delle terre demaniali di cui erano usufruttuari da almeno vent’anni.

Domiziano amministrò saggiamente le finanze pubbliche e avendo messo a capo delle province uomini di sua fiducia, eliminò o almeno ridusse le ruberie commesse in danno dei provinciali.

L’erario, nel quale confluivano i tributi delle province, fu amministrato direttamente dall’Imperatore e grazie alla sua avveduta gestione il tesoro dello stato aumentò grandemente, mentre i provinciali non furono più assoggettati ad imposizioni straordinarie. 
Molti dei provvedimenti presi nuocevano agli interessi degli aristocratici che ordirono contro di lui due congiure, la prima poco dopo la sua nomina nel 83 e la seconda nel 88.

I congiurati furono messi a morte e le loro proprietà confluirono nell’erario.

 

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