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PIETRO DA CORTONA

Pietro Berrettini (Cortona 1596 - Roma 1669), noto come Pietro da Cortona, nacque in una famiglia di artigiani, che giovanissimo lo spedirono a Firenze a imparar l’arte da un tal Commodi. Evidentemente apprese in fretta visto che a 16 anni era già a Roma nella bottega di Baccio Ciarpi, pittore tardo manierista, che diverrà noto soprattutto per aver tenuto a bottega il giovane Pietro.

Secondo il costume dell’epoca nei suoi verd’anni fece il copista e la sua abilità nel riprodurre gli affreschi di Raffaello attirò l’attenzione dei fratelli Sacchetti, Marcello tesoriere del Papa al tempo di Urbano VIII Barberini, Giulio Cardinale. Pietro ricambiò la protezione ritraendo i fratelli Sacchetti, uno dei suoi capolavori è lo spettacoloso ritratto del marchese Marcello Sacchetti.

Grazie ai Sacchetti entrò nell’orbita dei Barberini.

Bisogna dire che all’epoca i ricchi e potenti spendevano bene il proprio denaro, investendo in giovani artisti e mettendoli nella condizione di dare il meglio di se stessi, e così fu per Pietro, che passò di successo in successo fino a divenire principe e direttore della più prestigiosa delle Accademie, quella di San Luca.

Pietro divise il suo tempo tra architettura e pittura; come architetto si confrontò con Bernini e Borromini, ma se Bernini, come lui stesso ebbe a dire, amava sopra ogni altra cosa la scultura e Borromini dedicò tutto se stesso all’architettura, Pietro riuscì a essere grande in entrambe le arti.

Da pittore declinò il suo genio dando vita a grandi affreschi monumentali, come pure a dipinti su tela.

A proposito degli affreschi, all’epoca, sorse una dotta disputa circa il numero massimo di personaggi che potevano essere raffigurati; la disputa in realtà voleva colpire Pietro accusandolo di eccessi, ma Pietro tirò dritto aprendo la strada alle grandi rappresentazioni barocche, secondo le quali la pittura si trasfigura in architettura.

Tra queste sue grandi raffigurazioni è doveroso ricordare Santa Maria in Vallicella, dove affrescò il catino absidale, i pennacchi della cupola, la cupola e la volta della navata.

Il catino absidale di Santa Maria in Vallicella - clicca per ingrandire

Un altro memorabile affresco, “Le storie di Enea”, decora il Palazzo Pamphili di Piazza Navona, oggi ambasciata brasiliana.

Le sue tele sono esposte nei maggiori musei del mondo, dagli Uffizi al Louvre, al Prado, alla National Gallery di Londra. A Roma la nostra Pinacoteca Capitolina ha la più importante raccolta di quadri  di Pietro, tra questi vi proponiamo: il “Ritratto di Urbano VIII”, il “Ritratto di Matteo Sacchetti” ed il “Ratto delle Sabine”.

Infine se vi trovate dalle parti della Galleria Nazionale di Palazzo Barberini vale la pena di entrare nella chiesa di Santa Maria della Concezione, che si trova a pochi passi da Piazza Barberini, dove tra vari capolavori (Lanfranco, Guido Reni, Caravaggio), si trova il suo “Anania ridà la vista a San Paolo”.

A San Salvatore in Lauro si può vedere una sua Natività e a San Carlo ai Catinari la Pala dell’Altare Maggiore.

A Palazzo Barberini Pietro ha dipinto una delle sue opere più complesse, il grande affresco (24 metri per 14), “Trionfo della Divina Provvidenza”, al quale lavorò per oltre sei anni, terminandolo nel 1639.
In questo affresco Pietro tesse una narrazione, densa di simboli e allegorie, che deriva dal complicatissimo testo di Francesco Bracciolini. Il problema che Pietro riesce a risolvere è quello di mantenere l’unitarietà della composizione, pur trovandosi alle prese con una molteplicità di temi e sottotemi. Il risultato finale è di una straordinaria spettacolarità.

Trionfo della Divina Provvidenza

Nella Galleria Nazionale del Palazzo Barberini è esposto “L’Angelo Custode”, che fu dipinto nel 1656 per Papa Alessandro VII Chigi. Opera particolarmente suggestiva rappresenta la piena maturità di Pietro.

 

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